Tutto il cuore di una mamma expat

Questo post lo dedico a tutti quelli come me, che sono genitori e hanno fatto la scelta di vivere in terra straniera. Per quanto se ne dica, attraversare i confini tenendo per mano i propri figli, è un’esperienza che richiede davvero coraggio.

Confesso di essermi chiesta tante volte se ho fatto la scelta giusta, se non sarebbe stato meglio crescere mio figlio in un ambiente più “protetto”, circondato dall’amore dei nonni, degli zii, dei cuginetti, di tutto quel contorno morbidoso che, quando decidi di emigrare, perdi inesorabilmente insieme a tutto ciò che hai dato per scontato di sapere. Mi chiedo se riuscirò a sostenere mio figlio in un sistema scolastico che non ho vissuto in prima persona, e se mai riuscirò a parlare un tedesco decente, indispensabile per i colloqui con gli insegnanti. Guardo il mio bambino e so che sarà sempre un figlio di stranieri, di immigrati, perché è quello che siamo, in un’Europa, mai come oggi, confusa sulle politiche di integrazione.

E poi, all’improvviso, è arrivata Sylva nella mia vita, è inciampata nel mio blog e tutto ha cominciato ad avere un colore diverso.

Non penso sia un caso che io abbia passato così tante settimane in Italia quest’estate,  tanto che questo incontro sembrava ormai impossibile. Ma un pomeriggio ero a casa, e ci siamo incontrate. Ci siamo annusate e ci siamo piaciute subito, entrambe italianissime. Sylva è arrivata nella mia vita come Mary Poppins, perché Jane e Michael non volevano una tata qualunque, volevano la magia.

Il bagaglio di una mamma expat da 20 anni, emigrata dall’Italia alla Germania con marito e due figli adolescenti, è davvero ricco di avventure. Un giorno non troppo lontano vorrei intervistarla, per ora mi limito a raccontarvi del regalo che mi ha fatto.

Uno dei due figli di Sylva, Giulio è un Ricercatore del Dipartimento di Storia alla New York University. Quest’estate è tornato in Germania per poche settimane e ha tenuto una conferenza relativa alla storia della Germania nel periodo del Secondo Conflitto Mondiale. Il trattato di Giulio ha avuto un tale successo che la Presidente dell’Historischer Verein Erding E.V  ha scritto a Sylva per comunicarle che avrebbero premiato suo figlio come Der Forscherpreistrager 2016. Lei è stata così generosa da invitarmi, insieme ad altre sue amiche, alla serata per ritirare questo premio in nome di Giulio.

Così udite udite, ho partecipato al mio primo evento culturale!

Mi sono vestita di tutto punto e ho fatto il mio ingresso in mezzo ad una platea composta da un centinaio di (quasi) centenari bavaresi, riuniti per l’occasione. Mi sono sentita giovane come non succedeva dalla scuola, in pratica una badante!

La dott.ssa Heike ha introdotto la storia di Giulio, il suo arrivo in Baviera da undicenne, il completamento del Gymnasium  e la sua brillante carriera universitaria. Sylva aveva smesso di respirare, ed io con lei. Quando si è alzata tra gli applausi di tutti i presenti, camminava ad un metro da terra lasciando dietro di se un’aura tricolore: verde, bianco e rosso.  I dialoghi che riporterò da qui in avanti si sono svolti in Tedesco, sono stati registrati e per comodità li trascrivo in Italiano.

Sylva: “Sono onorata di essere qui a ritirare Der Forscherpreisträger 2016, questo prestigioso premio per mio figlio Giulio, che mi ha inviato queste parole di ringraziamento.” E la simpatica dottoressa Heike (con  gli occhi a cuore): “Prego, prego Frau Salvati!” .

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Da sinistra Sylva Salvati e la Dr. Heike Katharina Schmidt-Kronseder

Sylva prende posizione davanti al microfono, si aggiusta gli occhiali e ci fa commuovere tutti:

“E’ passato molto tempo dal nostro arrivo in Germania, era l’anno 1999, quando i miei figli sono stati inseriti al Gymnasium. Noi genitori avevamo tante paure, per la difficoltà della lingua tedesca, per il diverso sistema scolastico, per il timore che non si creassero le amicizie coi nuovi compagni,  e per i professori che ci dicevano  che i nostri ragazzi non ce l’avrebbero mai fatta a sostenere l’Abitur,  l’esame di maturità, senza il quale  in Germania non si può accedere all’ università.

Eppure!… Grazie ai valenti insegnanti, al sostegno del tessuto sociale di Erding, i nostri figli sono cresciuti e si sono integrati, hanno superato brillantemente l’Abitur, e Giulio ha spiccato il volo  in un altro continente pur di realizzare il suo sogno di ricercare la verità nelle pieghe della storia recente, fiero e riconoscente della sua formazione nel Gymnasium “Anne Frank” di Erding.  Ed oggi,  quando noi Salvati ci diciamo “Ci vediamo a casa!”, intendiamo senza dubbio “a Erding” ! Per Giulio é Erding la sua Patria, e anche se attualmente vive in un altro continente,  questa è la sua casa che porta sempre con sè nel cuore. Questo premio significa per lui che la sua Patria lo pensa come proprio concittadino,  anche se lontano negli USA, e lo  riconosce come ricercatore storico,  nella prospettiva futura che egli possa continuare la sua opera anche a Erding. Cosa che Giulio vorrà fare con passione e dedizione!  Grazie !”

E mentre lei leggeva, i miei dubbi di mamma expat si dissolvevano.

Bello essere italiani.

Alla prossima avventura,

Lara G.

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Sylva Salvati e Lara Gullen

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4 pensieri riguardo “Tutto il cuore di una mamma expat”

  1. Mi sono commossa. Forse perché anche nostro figlio ha undici anni e sta avendo moltissime difficoltà con la scuola di vario tipo; perché è una storia di orgoglio di genitori e di italiani all’estero, una storia di sacrifici e di impegno e una storia di speranza e di fiducia. Sei stata veramente fortunata ad incontrare Sylva. Congratulazioni da un’altra italiana trapiantata in Baviera di recente. ❤

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