La cerimonia di fine Kindergarten

Ci sono momenti nella vita in cui si ha l’opportunità di accedere a nuova consapevolezza. Per me, uno di questi momenti è stata la tradizionale cerimonia di fine Kindergarten. Qui la chiamano Abschiedsfest. In Baviera si svolge ogni anno, in tutte le scuole materne, durante una sera d’estate. Gli invitati sono: le educatrici, la preside, i Vorschulkinder, cioè i bambini che inizieranno la scuola a settembre, e i loro genitori.

La preparazione a questa tradizionale cerimonia tedesca, per noi genitori includeva:  l’organizzazione di un regalo d’addio per le maestre, il presentarsi puntuali alle 18, muniti di piatti e posate portati da casa, e almeno una pietanza da posizionare su un bancone per condividerla con gli altri. Riguardo al regalo per le maestre, anche quest’anno mi sono arresa. I genitori tedeschi hanno raccolto i soldi e deciso all’unanimità (tranne me!) di spenderli per comprare due borse di paglia bruttine (anzi brutte), da riempiere con eventuali disegni dei bambini e soldi. SOLDI, in MONETE. Come si possa concepire l’idea di regalare soldi alle maestre come regalo d’addio mi sfugge, ma ormai sono rassegnata. Riguardo invece alla pietanza da portare per condividerla, ho scelto di arrivare a mani VUOTE. Se è vero che noi italiani cuciniamo volentieri solo per amore, io stavolta ho scelto di non farlo.

Appena entrati ci hanno offerto un calice di prosecco, e ci hanno indirizzati in giardino. Lì la Preside ci ha istruiti per filo e per segno su come si sarebbe svolta la serata, con tanto di tabella oraria per mangiare, bere, saluti, ecc. Tutto era stato pianificato al MINUTO. Hanno fatto accomodare i bambini, che hanno subito preso posizione e, tutti composti, hanno iniziato a cantare le canzoni tipiche di questa cerimonia. Mio figlio spiccava in mezzo ai 26 bambini. Innanzitutto era l’unico bambino con la camicia di lino e un po’ elegante, mentre gli altri avevano gli stessi vestiti del mattino, ma soprattutto, lui teneva il ritmo con la testa mentre cantava. Gli altri riuscivano a cantare stando fermi immobili. Quando hanno finito di cantare i genitori emozionati  sono scoppiati in un fragoroso applauso. Tutti i bambini sono rimasti immobili e inespressivi, mio figlio ha fatto l’inchino e ha ringraziato tutti come un attore consumato. Indimenticabile.

La Preside li ha poi riuniti tutti in un secondo cortile. Lì ha consegnato un serpente di gomma ad ogni bambino, come regalo speciale da parte sua (?!?). Quale sia il significato del serpente, sinceramente non l’ho capito, ma i bambini erano felicissimi. Intanto noi genitori siamo stati invitati a tirare fuori piatti e posate portati da casa, e a metterci in coda per il buffet. La Preside ci ha ricordato di osservare la tabella con gli orari per il cerimoniale. “Ad ogni gong corrisponderà un gruppo!” ci ha detto, così abbiamo scoperto che avremmo dovuto aspettare il quinto gong per avviarci alla cerimonia di Rauswurf der Vorschulkinder cioè il lancio fuori dalla scuola dei bambini che inizieranno le elementari. Quando scrivo LANCIO non esagero, credetemi!

Quando è suonato il quinto gong ci siamo avviati verso l’ingresso della scuola, insieme al gruppo di genitori e i bambini della classe di mio figlio. Noi adulti ci siamo seduti sulle panchine posizionate a cerchio FUORI dall’ingresso. I bambini sono rimasti all’interno della scuola con le maestre. I piccoli hanno consegnato le due borse di paglia coi soldi alle educatrici. Una di loro ci ha poi spiegato che la tradizione vuole che per ogni bambino che si presenti davanti al portone in mezzo alle educatrici, si debba alzare il genitore del bambino. Tale genitore, con una caldela accesa in mano, deve fare un breve discorso di auguri al proprio figlio, al quale segue un applauso di tutti. A quel punto le educatrici sollevano il bambino per le braccia e per i piedi e, intonando una cantilena tradizionale, urlando il suo nome,  lo lanciano sul materassone fuori dalla porta di ingresso.

E così anche mio figlio si è presentato emozionatissimo davanti al portone in mezzo alle sue educatrici. Io mi sono alzata, ho acceso una candela e ho iniziato a fare il mio breve discorso di auguri in italiano “Tesoro sei bellissimo e sono molto orgogliosa di te. Sono stati tre anni davvero intensi, durante i quali sei cresciuto tanto e hai imparato tante cose. Ti auguro un futuro di successo e sono certa che il prossimo anno sarà ancora meglio di questo. Auguri!” Gli altri genitori hanno applaudito, ma mi hanno chiesto “Lara tu hai parlato in italiano e noi non abbiamo capito” e ho risposto “scusate ma io e mio figlio ci parliamo in italiano e gli auguri erano per lui”. A quel punto le educatrici lo hanno preso per braccia e gambe, e cantando lo hanno lanciato sul materassone fuori dall’ingresso. Lui era felicissimo e se la rideva. Quando si è rialzato, tra gli applausi, gli hanno consegnato un  raccoglitore con i suoi lavoretti e una bella cornice con la foto del suo primo giorno di kindergarten. Finito l’ultimo lancio, sono iniziati i saluti di fine serata. Alcuni genitori avevano gli occhi lucidi, c’è chi diceva “Sono stati anni bellissimi”, chi si diceva dispiaciuto di non potersi fermare ancora un altro anno, chi diceva “Ci mancherà tutto questo”.

Anch’io avevo gli occhi lucidi ma per tutt’altro motivo. Ero commossa del fatto che finalmente non avrei più dovuto aver a che fare con quel gruppo di persone (educatrici e genitori) che in tutta onestà, in tre anni non sono MAI riuscita a digerire. Era finita sul serio e quasi piangevo dalla felicità!

Insomma, ancora una volta, mi sono ritrovata in mezzo agli altri genitori, ma con ben altri pensieri per la testa. Di fronte alla loro insitenza “Sono stati anni bellissimi, vero Lara?” io stringevo in mano il serpente di gomma che avevano regalato a mio figlio e: “Più che belli direi intensi. E si, sono proprio finiti”. 

A fine serata, mentre ci allontanavamo dalla scuola, mi sono sentita alleggerita. A casa abbiamo sbocciato una bottiglia di Champagne. Abbiamo brindato alla nuova avventura che inizierà a settembre, con rinnovato spirito e grandi speranze!

Lara G.

immagine tratta da internet

17 pensieri riguardo “La cerimonia di fine Kindergarten”

      1. Noi siamo tornati da poco, dopo 2 settimane in Baviera. Siamo stati benissimo. L’alternativa era la folla del mare.
        Sempre in bici. Piste ciclabili perfette. Tutto ben organizzato. Posso comprendere benissimo che abitarci sia un altro mondo. Poi quando si tratta di bambini… mi viene persino un po paura questo lasciar fare senza tentare di aiutare a fa comprendere ad un piccolino cosa sia meglio.

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      1. No, non direi.
        Per lo meno non il mio Nord Italia.
        Io abito vicino Asti a un’ora da Torino.
        L’organizzazione non sappiamo cosa sia.
        Per motivi di studio della lingua sono stata abbastanza spesso in Germania. Ci vado ancora per motivi di lavoro.
        Ma siamo lontani anni luce.
        Credo sia anche un fattore di educazione a livello scolastico.
        Non abbiamo neppure più educazione civica e salterà anche quest’anno perchè hanno fatto delle boiate. Se va bene ricominceranno nell’anno scolastico 2020/21.
        Ma non voglio annoiare nessuno.

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  1. Che dire, è stata una giornata interessante! Pensa che noi non abbiamo niente da raccontare sull’ultimo giorno d’asilo!
    Non te la prendere per il commento sull’Italiano: alla fine anche gli altri genitori erano lì a celebrare con voi l’ultimo giorno di asilo e volevano solo capire cosa dicevi, dato che l’evento era pubblico. Anche a me viene più comodo parlare in italiano con mio marito, ma quando siamo in pubblico mi sforzo di parlargli in spagnolo perché mi sembra maleducato tagliare fuori il resto dei presenti parlando in italiano solo per pigrizia. Se proprio non so dirlo come vorrei in spagnolo o se ho fretta mi scuso e dico “scusate, lo dico in italiano perché non so dirlo bene in spagnolo/per fare prima”.

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    1. In realtà per me non è una questione di pigrizia. Io a mio figlio parlo solo in italiano. Non importa se siamo a casa o in pubblico. Primo perché me lo ha chiesto lui. Secondo perché i bambini bilingue hanno bisogno di certezze, di sapere quale registro usare e con chi. Ultimo ma non meno importante, al convegno per genitori bilingue ci hanno detto:
      meglio parlare correttamente la propria lingua che insegnare errori ai figli. Qui i bavaresi si infastidiscono non poco quando non capiscono e in pochi capiscono l’importanza del bilinguismo. Ma questo è un problema loro, io non cambio la mia identità. Voglio dare a mio figlio l’opportunità di imparare l’italiano e lui può impararlo solo con me e mio marito.

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      1. Ma io non dico di non parlare in italiano in luoghi pubblici o in casa, solo di usare una lingua capita da tutti nelle situazioni in cui non tutti i partecipanti parlano italiano. Quella era una cerimonia pubblica, in cui tutti stavano zitti per ascoltare le tue parole e tu, in pratica, hai detto loro che non te ne importava molto che loro stessero zitti ad ascoltarti perché tu parlavi solo a tuo figlio. Il che, alla fine fine, era quello che facevano tutti (ognuno era lì per il proprio figlio e non per ascoltare cosa avessero da dire gli altri genitori ai loro figli) ma non ti sorprendere se la gente non ha gradito sentirsi esclusa. Tu non ti saresti offesa se la gente, anziché ascoltare in silenzio le tue parole, si fosse messa a chiacchierare mentre parlavi perché tanto non parlavi con loro né la loro lingua? Io sì.

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      2. Ma io no, ma mi rendo conto di essere un’eccezione perché anche quando vivevo in Italia avevo diversi amici stranieri. Qui poi abbiamo amici di ogni nazionalità e tra genitori e figli ognuno parla una lingua diversa. Riguardo ai genitori del kindergarten (che per fortuna non dovrò più rivedere) non penso si siano offesi. Anzi spero che abbiano compreso che forse la lingua italiana va ben oltre a “spaghetti bolognese” e “pizza margherita”. Anche se dubito che se ne renderanno mai conto

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  2. Cara Lara, a parte il solito mal gusto tedesco nel gestire alcuni dettagli, posso dirti che questo racconto mi ha proprio commossa. Il mio piccolo frequenta un asilo nido statale e pensa che vi sono attualmente circa 25 nazionalita´diverse presenti su 45 bambini. Il mondo sta cambiando e, anche se molti bavaresi non lo stanno avvertendo subito, presto dovranno cambiare il chip pure loro. Certo, loro sono “de coccio” e continueranno a esserlo ma penso che questa multiculturalita’ non porti altro che grandi progressi. Un abbraccio al tuo Bambino, in bocca al lupo per lìnizio della scuola!

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    1. Grazie mille! Non aggiungo il tuo nome perché non ti sei firmato. Si anch’io sono della convinzione che il nostro mondo stia cambiando, ma a volte ho l’impressione che i bavaresi facciano di tutto per rimanere inchiodati a certi retaggi. “I bambini sono il nostro futuro” amano scrivere ovunque, bene dunque apriamo le loro menti altrimenti ci aspetta un mondo difficile. Per questo penso che noi genitori ed educatori abbiamo una grande responsabilità

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