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Due chiacchiere sull’espatrio in Germania

Qualche mese fa mi sono prestata ad un intervista per una tesi di laurea sulle migrazioni. Ho accettato di rispondere riguardo alla mia esperienza di expat italiana in Germania. Le tematiche migratorie mi hanno sempre suscitato un certo interesse ed è stato un onore partecipare. Ecco le sue domande e le mie risposte.

Quanti anni sono passati dal tuo primo giorno in Germania? Sono passati dodici anni dal mio arrivo a Monaco. Forse non sono molti, ma sai come si dice di noi expat? C’è una vita prima dell’espatrio e una vita dopo. Secondo me, dodici anni sono abbastanza per parlare di un prima e di un dopo.

Il motivo dell’espatrio era il lavoro o qualcos’altro? Le motivazioni erano tante, avevamo entrambi un contratto a tempo indeterminato, ma stavamo cercando una buona occasione per lasciare l’Italia e l’abbiamo trovata. Noi ci siamo trasferiti grazie al lavoro di mio marito. Siamo stati fortunati perché la sua azienda ci ha fornito fin da subito un appartamento a Monaco e un auto, pertanto, almeno da questo punto di vista siamo stati avvantaggiati.

Ricordi le sensazioni dei tuoi primi passi a Monaco? Si, decisamente! Io e mio marito, come dicono i tedeschi, wir waren gespannt! Eravamo emozionati! Arrivavamo da Torino e a Monaco era tutto così pulito e ben funzionante. Avevamo anche la sensazione di vivere in una città più cosmopolita. Tutto ci incuriosiva e ci sembrava innovativo. Avevamo ufficialmente iniziato quella che nell’espatrio si chiama “luna di miele”, la fase del tutto è bellissimo, che poi si esaurisce nel giro di qualche mese, ma era una bella sensazione.

Cosa ti sembrava così innovativo o diverso? Arrivando da una realtà italiana, notavo un certo rispetto sia per i luoghi, ma anche per le persone. Il silenzio sui mezzi pubblici, la pulizia per le strade, l’accesso ai parchi enormi e molto curati, il tempo libero vicino al fiume Isar. Camminando respiravo quella sicurezza e tranquillità che a Torino non avevo mai avuto. Non so come funzioni nelle altre regioni tedesche, ma per un italiano che arriva in Baviera, sentirsi al sicuro in mezzo alla gente, è una sensazione forte, che in qualche modo ti seduce.

Surfare a Monaco di Baviera
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La situazione più strana che hai vissuto all’inizio? Una mattina io e mio marito dovevamo fare delle commissioni negli uffici pubblici. Insieme al nostro primo figlio, che all’epoca era un fagottino di pochi mesi, siamo partiti a piedi da Leopoldstraße e armati di passeggino ci siamo incamminati verso il centro. Chiacchierando ci siamo persi e ci siamo ritrovati in un grande parco. Lì c’era un gruppetto di bambini che avranno avuto circa due anni. Erano seduti in cerchio e giocavano, ma erano soli. Non c’erano adulti che li sorvegliavano. Noi ci siamo guardati intorno e siamo andati nel panico! Pensavamo di essere finiti in una proprietà privata di un asilo. All’improvviso arrivarono degli operai che trasportavano materiale edile, e lo scaricarono proprio li vicino. I bambini continuavano a giocare e noi abbiamo iniziato a chiederci se fosse il caso di chiamare la Polizei. Poteva passare chiunque e portarli via, tra l’altro non era nemmeno una zona recintata. Dove erano gli educatori o i genitori? Perché non c’era nessuno con loro? Dopo qualche minuto, con passo rilassato si è palesata un’educatrice con in mano un cappuccino in un bicchiere di carta di una nota Bäckerei. In inglese le abbiamo chiesto spiegazioni, lei ci ha detto di non preoccuparci perché eravamo in un parco pubblico. Siamo rimasti senza parole, come molte altre volte.

immagine tratta da internet

A proposito di tuo figlio, che poi sono diventati due: secondo te c’è differenza nell’emigrazione con figli o senza? Onestamente, non posso parlare della migrazione senza figli, perché noi siamo arrivati qui da neogenitori e questo ha inciso moltissimo sulla nostra vita. La genitorialità è una condizione che ha influenzato tutti gli aspetti della nostra socialità e quotidianità. Praticamente, senza le nostre famiglie d’origine, siamo stati soli dal giorno numero uno. Soli, genitori inesperti, senza la conoscenza della cultura tedesca e della lingua. Ti lascio immaginare quante energie e tempo abbiamo investito per capirci qualcosa e trovare un equilibrio. Oggi abbiamo una buona rete di amicizie, ma non è stato semplice. Senza figli sarebbe stato diverso, non dico più facile, ma diverso.

Diventare genitori all’estero, nel vostro caso in Germania, è una condizione facilitata dal welfare? E’ un discorso piuttosto ampio, secondo me ci sono due aspetti separati che vanno considerati. Dal punto di vista del welfare, c’è sicuramente un’attenzione nei confronti delle famiglie, che in Italia non esiste. Sono fiscalmente favorite le coppie sposate, gli assegni per i figli, che sono circa 250 euro al mese per figlio, sono un diritto, a patto che non si superi un reddito di circa 180 mila euro l’anno, le quote per le scuole private sono detraibili, i farmaci con ricetta medica per i minori sono coperti dalle assicurazioni. Per fare un esempio, mio figlio porta l’apparecchio per i denti di cui noi anticipiamo i costi, che ci verranno interamente rimborsati a fine cura. Senza entrare nei dettagli fiscali che variano di anno in anno. Diciamo che fare meglio di quello che non fa il welfare italiano è abbastanza facile.

Qual è il secondo aspetto che secondo te va preso in considerazione? Sicuramente, se si parla di figli, è bene valutare con attenzione la questione del sistema scolastico, che qui in Germania varia da regione a regione. Questa è un’informazione importante per chi emigra. Molti italiani pensano che le regioni tedesche funzionino come quelle italiane, ma non è assolutamente così! Ogni Land ha autonomie decisionali in tanti ambiti, anche quello scolastico e noi, che viviamo in Baviera, lo sappiamo fin troppo bene! Ma qui si apre un tema che meriterebbe un’intervista dedicata, perché ci sarebbe molto da dire.

Riassumendo, cosa salveresti di questo sistema scolastico tedesco? Io posso rispondere solo per la Baviera perché ci vivo, per le altre regioni non mi esprimo. Cosa salverei del sistema scolastico bavarese? Me stessa, scegliendo un’altra regione?! Scherzo, ma non troppo! Se proprio devo riassumere, dal punto di vista formativo, salverei, ma prendila con le pinze, il favorire lo sviluppo dell’ autonomia nei bambini e nei ragazzi. E se parliamo di scuole pubbliche, dal punto di vista formativo mi fermo qui. Sempre da salvare, direi certamente le strutture scolastiche moderne con aule grandi, aree relax, strutture molto curate, senza muraglie esterne e cancelli, con spazi all’aperto per fare movimento, gli orti e le aree gioco, le biblioteche. Nella lista delle cose da salvare, ci infilo anche il calendario scolastico tedesco, seconde me, molto più sensato di quello italiano. Qui la scuola chiude 1 o 2 settimane ogni 6/8 settimane. Il calendario scolastico consente a noi genitori di poterci organizzare meglio, soprattutto coi bambini delle elementari. Il periodo di chiusura più lungo è quello estivo che dura circa 6 settimane. Comuni e aziende private offrono servizi di babysitteraggio/sport e i costi variano a seconda di chi offre il servizio. Noi qualche volta ne abbiamo approfittato in questi anni e ci siamo trovati bene, in alternativa facciamo le vacanze a turni. A volte parto io con i miei figli, a volte parte mio marito con loro e poi in agosto la classica vacanza tutti insieme.

A distanza di tanti anni, oggi consiglieresti di emigrare in Germania? Caspita, con questa domanda mi metti in una posizione difficile. Emigrare è una scelta molto personale e ognuno di noi parte da condizioni culturali ed economiche molto diverse, pertanto dare consigli in generale non è così semplice. Mettiamola così, considerata l’attuale situazione economica, è consigliabile farsi bene i conti prima di partire. Magari nelle altre regioni c’è una situazione migliore, ma qui in Baviera i costi della vita sono diventati molto alti. Di sicuro, emigrare muniti di sogni e speranze non è più una condizione sufficiente. E’ necessario avere una conoscenza base della lingua e una professionalità da spendere. Ogni settore è diverso, ed è meglio informarsi per tempo. Ci sono persone che una volta arrivate qui, scoprono che il proprio titolo non è poi così spendibile e sono costrette a cambiare completamente settore. Quindi devono ricominciare a studiare e mettersi in gioco. Non è semplice! Certo, ci sono settori, come quello ospedaliero che in qualche modo hanno sempre le porte aperte, ma gli altri settori no, soprattutto in questo periodo storico. L’ideale sarebbe partire con un contratto in mano, perché senza è impossibile affittare un alloggio, registrarsi come residenti, ecc. E’ una scelta che oggi richiede un’attenta valutazione dei pro e dei contro.

immagine tratta da internet

Per concludere, dicevamo che col passare degli anni la vita da espatriato diventa più facile o forse è la Germania che è cambiata? Ti rispondo con una frase del Calendario Geniale: “La vita non diventa più semplice o benevola. Sei tu che diventi più forte e resiliente”. Questa frase descrive perfettamente il mio cambiamento in questi anni. La Germania oggi non è molto diversa da qualche anno fa. Certo le condizioni economiche sono cambiate, la pandemia, le guerre con tutte le conseguenze, hanno usurato un vestito che sembrava non invecchiare mai, ma la mentalità delle persone non è assolutamente cambiata. Più mi addentro in questa cultura, più ho consapevolezza che non c’è alcun reale desiderio di cambiamento, anzi aumentano i nostalgici e lo abbiamo visto alle ultime elezioni. Quella che è veramente cambiata in questi anni sono io. Io sono cambiata, non la Germania. E sul come l’esperienza migratoria mi abbia cambiata, ci sarebbe molto da dire, ma meglio fermarsi qui.

Grazie dottoressa per questa opportunità e ancora complimenti per il traguardo raggiunto!

Lara G

immagine del lago di Stanberg tratta da internet

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