Io sono quel tipo di mamma che la sera dopo aver messo a nanna il proprio figlio, tira un sospiro di sollievo, e, guardando il marito, dice “Anche oggi l’abbiamo messo a letto sano e salvo!”. Le avventure di un genitore non finiscono mai, e una nuova scuola porta sempre un po’ di ansie e pensieri…
E’ passato un mese dall’inizio del Kindergarten, e devo ammettere che il Metodo Tedesco mi ha davvero sconvolta al punto che qualche giorno fa ho chiesto un colloquio con la preside, e oggi ci siamo incontrate.
Come già sapete mio figlio ha compiuto tre anni da un mese, vive in un ambiente bilingue e non è ancora in grado di esprimere concetti in modo, come dire, chiaro. Quando parla è buffo siccome mischia l’Italiano e il Tedesco; ad esempio per chiedere da bere dice birken=bere+trinken oppure per contare ein, zwei, tre, quattro, fünf. Per farla breve, farsi raccontare da lui cosa succede durante le ore di scuola è difficile, se non impossibile.
E qui iniziano i misteri. Ogni giorno quando vado a prenderlo lo trovo vestito al rovescio. Pantaloni con la patta dietro, calze spesso di qualcun altro, ciabatta destra su piede sinistro. I vestiti completamente impataccati di cibo così come i capelli. Insomma un disastro. Come direbbero i tedeschi, i primi giorni “war schokiert”! E’ normale che un genitore non possa uscire dall’asilo e andare in un supermercato perché il figlio non è presentabile?
Si signori è normale, questa è l’Educazione “alla tedesca”.
La preside mi ha gentilmente spiegato che durante il pranzo i bambini si devono servire da soli dal carrello, mettono il cibo nel piatto e tornano al loro posto. I piatti sono di ceramica e i bicchieri di vetro. Dai 3 anni non usano più i bavaglioli e tanto meno i tovaglioli, così si puliscono sui vestiti. Inutile sperare nella tovaglia, perché se i tovaglioli in Tedeschia sono una rarità, praticamente le tovaglie non esistono! O meglio, è molto raro che a cena a casa di una famiglia tedesca venga usata una tovaglia; questione di praticità. Questo spiega chiaramente il grande mercato dei vestiti usati per i bimbi di cui i Flohmarkt sono pieni.
Risolto il dilemma dei vestiti ridotti da schifo, ma resta da capire il perché delle scarpe e i pantaloni al contrario.
E la preside nuovamente mi illumina. I bambini vengono accompagnati in bagno tutti insieme e spesso si spogliano. Dopo di che, la maestra chiede loro di rivestirsi, ovviamente da soli. Al che, alzo il mio dito indice e insisto: “Scusi io capisco benissimo l’educare all’indipendenza, ma perché non dite a mio figlio che ha messo i vestiti al contrario?”. Risposta: “Noi non diciamo al bambino che ha sbagliato, noi ci congratuliamo perché si è vestito.(!) Col tempo capirà, Stufe dopo Stufe (passo dopo passo). Tra qualche tempo avrà male ai piedi e deciderà di mettersi le scarpe nel modo giusto(!!)”. Al che le rispondo che noi a casa non lo rimproveriamo, ma stiamo accanto a lui mentre si veste per spiegargli che la patta va davanti e non dietro e così per tutto il resto. Forse io e mio marito siamo troppo alternativi?
Riassumendo, l’educatore tedesco non insegna ma educa o meglio guida il bambino all’indipendenza. Questo è il motivo per cui, quelle che noi italiani conosciamo come “maestre” d’asilo qui non sono maestre ma bensì educatrici (Erzieher ed Erzieherin), e questo fa una gran differenza.
Ricapitolando. Vestiti usati come tovaglioli, scarpe al contrario e pantaloni al rovescio sono nella norma. Sommiamo il tutto al consiglio della pediatra di non lavare i bambini tutti i giorni perché lo sporco aumenta le difese immunitarie(!!!), direi che posso sostenere che mio figlio sta semplicemente attraversando una fase New Age, dalla quale, Stufe dopo Stufe, ne usciremo… perché ne usciremo, vero?
Carissima Lara, da una che è appena uscita dall’esperienza asilo (per infilarsi per direttissima in quella “scuola”), ti posso dire che non tutti gli asili sono così “new age”, come dici tu. In quello di Giacomo, lo ritrovavo con i vestiti al dritto, anche se spesso era impresentabile e se lo scotolavo trovavo più sabbia che in una spiaggia. In linea generale apprezzo questo metodo più di quello degli asili italiani , dove devono avere il grembiulino e il bavaglino fino a 5 anni, guai a sporcarsi ecc. Poi, “in medium stat virtus”….comunque io,non potendolo infilare nella lavtrice, almeno una doccetta gliela farei.
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Ciao cara, si assolutamente apprezzabile. Per me è tutta una novità e questa chiaccherata con la preside mi ha in qualche modo rassicurata del fatto che rispetteranno i suoi tempi.
Spero di sentirti presto, un abbraccio
Lara
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Non sapevo fossero così i tedeschi, mi ha stupito il fatto che si servissero da sé il pranzo.
A scuola di Miciomao non hanno mai usato il grembiulino, le maestre ci hanno raccomandato di non mettere loro vestiti belli. I grembiulini li fornivano loro quando facevano attività e li lavavano anche! Ed era una scuola dell’infanzia in Italia, in un piccolo paese montano. Per quanto riguarda la scuola primaria…..soprassediamo che è meglio.
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Eh si la tendenza a rendere i bambini indipendenti è molto forte
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Io penso che senza tovogliolo potrei morire. E anche per i vestiti al rovescio.
Complimenti per il coraggio XD
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Ahahah!! Lo pensavo anch’io e invece…
Grazie! dovrò resistere a lungo!
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Pensa che ti poteva andare peggio! In Svezia, per esempio!
Gli mettono addosso delle tute impermeabili ascellari (tipo quelle dei pescatori) e giubbottone con cappuccio e via…! Fuori a giocare in mezzo alla neve e al ghiaccio a meno venti! Via bambini, giocate e rotolatevi! Alle dieci (di mattina) pranzo e poi tutti con il guinzaglio (quella specie di cordino che li lega gli uni agli altri per non perderli) che si fa la passeggiata fuori!
Ma quelli sono vichinghi! 😉
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Oh santa polenta! Con le temperature che ci sono in Svezia direi che si, crescono davvero dei vichinghi! Ok allora smetto di lamentarmi 😉
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Ciao 🙂
Non temere… ogni tanto continuera’ a vestirsi con i pantaloni al contrario.
Anche quando sara’ a scuola (per lo meno il mio fa ancora cosi’…).
Temperature invernali?
Li facevano uscire ugualmente a giocare… una volta ho sentitl la maestra dire “corri, cosi’ ti scaldo”.
Barbara
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