Due chiacchere sull’integrazione

Rientrando da una passeggiata con delle amiche mi sono ritrovata sul pianerottolo con la mia vicina di casa. Ci capita spesso di chiaccherare, lei è originaria del nord della Germania e a dirla tutta, non ha mai espresso opinioni molto positive sul vivere in Baviera. Non so perché ma ogni volta si stupisce del mio entusiasmo.

Il mio tedesco sta lentamente migliorando, così stamattina ho colto l’occasione per approfondire, visto che lei mi chiede sempre come procede la mia integrazione in Baviera, le ho chiesto: “E la tua integrazione come va?”. Lei ridendo: “Fai bene a chiedermelo perché io non sono bavarese, sono tedesca.”

L’ho invitata ad entrare per un caffè, e ci siamo fatte una chiaccherata interessante sulla realtà delle campagne bavaresi dove viviamo.

Mi ha subito incalzata chiedendomi come si trova mio figlio al kindergarten e quali sono le nostre intenzioni riguardo al suo futuro scolastico, così le ho spiegato: “Mio figlio frequenta un Kindergarten multiculturale e devo dire che è molto contento di andarci, mentre per le elementari… Io e mio marito siamo sempre stati favorevoli all’istruzione pubblica, anche se, più approfondiamo il sistema scolastico di questa regione e più siamo propensi a considerare delle alternative.”  Ho continuato: “Le scuole pubbliche di questa regione sono cattoliche e noi no, senza contare che la formazione di classi di soli stranieri sinceramente non ci piace. Siamo molto dubbiosi riguardo all’efficacia della suddivisione degli alunni in base alla religione e alla nazionalità, insomma qui i tedeschi stanno coi tedeschi e sono per lo più tutti cattolici, giusto?”

E lei “Si, ma qui la suddivisione delle classi in base alla religione per esempio è del tutto normale. Ora ti racconto dei miei nipoti che, quando quindici anni fa ci siamo trasferiti in Baviera, loro frequentavano ancora il kindergarten. Noi ingenuamente, non ci eravamo posti il problema dell’integrazione perché siamo tedeschi, ma è stato un errore. Appena hanno iniziato le elementari ci siamo resi conto che il nostro essere protestanti e non cattolici li avrebbe un po’ isolati dai compagni, ma il vero problema è stata la lingua.”

Io ero davvero stupita: “Ma come la lingua? Voi siete tedeschi!”

E lei: “Appunto!  I miei nipoti essendo nati in Germania e con cognome tedesco, si sono ritrovati in classe solo con tedeschi. Qui siamo in campagna, e i loro compagni di classe parlavano il più del tempo il dialetto bavarese. I miei nipoti si sono sentiti spesso esclusi perché non li capivano. Gli anni della Grundschule (cioè le elementari) sono stati piuttosto complicati per loro, non riuscivano a fare amicizia e le maestre facevano ben poco per integrarli.  Il passaggio al Gymnasium è stato più facile, perché nel frattempo i loro compagni di classe hanno imparato il tedesco e miei nipoti hanno imparato il bavarese, così hanno iniziato ad avere un gruppo di amici e il tutto si è risolto per il meglio.” 

Io sono rimasta senza parole e lei :“Insomma Lara, questo per dirti che anche i miei nipoti sono cresciuti bilingue come tuo figlio!” e siamo scoppiate a ridere.

Intanto la nipote in questione si è appena fatta un anno negli Stati Uniti, grazie ad un’iniziativa del Ministero dell’Istruzione Bavarese, insomma come sempre ci sono lati positivi e lati decisamente meno positivi…

7 pensieri riguardo “Due chiacchere sull’integrazione”

    1. Cara io il bavarese non lo so, tranne qualche espressione per ridere. A scuola le lezioni sono in tedesco ma alcune prove esame della sezione “ascolto” sono capitate in dialetto e siamo rimasti tutti ammutoliti. Il nostro insegnante era stranito anche lui, ma tanté ci è capitato anche questo!

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  1. Anche io ho sentito qualche frase in bavarese eh….boh??
    .Per fortuna qui a Bonn anche nelle scuole pubbliche di stampo religioso le classi sono muticulturali, e multicolor…Bello l’arcobaleno.
    Comunque te lo dico sempre che la Baviera non è in Germania

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