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Quella vacanza dai nonni in Italia

Sono rientrata in Tedeschia dopo un mesetto passato dalla mia famiglia in Italia. Lì ho vissuto una convalescenza sia fisica che spirituale. Gli ultimi mesi in Tedeschia, come alcuni di voi sanno, sono stati faticosi: tra ospedali, esami e tanti tanti pensieri…

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Copyright intantointedeschia.com – La campagna novarese

Il viaggio di andata è stato durissimo, ma forse è il karma, non saprei. Fatto sta che appena ho messo piede in Piemonte, è scoppiata l’estate! Ho passato giornate con il  caldo di cui avevo proprio bisogno. Con l’aiuto dei miei genitori e delle mie sorelle, piano piano mi sono rimessa in piedi. Certo, mi sono riposata, ma anche nuovamente  adeguadata alle loro abitudini: colazioni al bar con la famiglia, pranzi a menù fisso in trattoria, aperitivi col bianchino o meglio il bianco sporco il preferito di mio padre, e gli indimenticabili  lunghi pomeriggi al laghetto a guardare i pescatori sorseggiando una birra (tedesca, anzi, BAVARESE :-D). Certo che i miei genitori per avere ottant’anni hanno dei bei ritmi!

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Copyright intantointedeschia.com – Il laghetto dell’Olmo

Chi mi ha davvero stupita in questa vacanza è stato mio figlio. Nei i primi due giorni ha mantenuto un certo autocontrollo, insomma un vero tedeschino in vacanza. Ma passate le prime 48 ore, necessarie alla DeTedeschizzazione, la sua italianità è emersa, e penso che tutto il condominio se ne sia accorto!

Il terzo giorno, dopo pranzo, mentre noi stavamo bevendo il caffé in cucina, il piccolo Gullen ha spalancato la porta di casa, è uscito sul pianerottolo e ha iniziato a cantare tra gli applausi dei vicini di casa! E da quel momento è stato un crescendo di entusiasmo. Al punto che, salito sulla bicicletta del cuginetto, è partito deciso senza rotelle, lasciandoci tutti a bocca aperta! Balli improvvisati, abbuffate, corse in campagna, giri in bicicletta fino al tramonto, gelati e regali da tutti. Per mio figlio l’Italia è decisamente il Paese dei Balocchi!

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Copyright intantointedeschia – Il Campo della Ghina

E qui è arrivato il momento della riflessione e della scoperta. Un pomeriggio ho ascoltato per caso mio figlio che raccontava della “zia Simona” al cuginetto che, incuriosito, ha risposto: “Ma Fulvio! Noi non abbiamo una zia Simona! Chi è? Dove abita?” e Fulvio “Zia Simona di bembemberg! Ha i capelli lunghi lunghi e fa la pizza buona! Zia Simona, come fai a non conoscerla?” e il cuginetto “Boh non la conosco”…

In effetti il cuginetto aveva più che ragione a non sapere chi fosse. Io e mio marito, da quando abitiamo in Germania, cerchiamo di dare a nostro figlio la sensazione di avere anche lui una famiglia “completa” come gli altri bambini. Così quando le persone che conosciamo entrano a far parte della cerchia degli Amici, diciamo a nostro figlio che può chiamarli zii. A volte sono loro a chiederglielo, o viene semplicemente naturale a tutti. Noi, a nostra volta, siamo diventati gli zii dei figli dei nostri amici.

In quel momento, mentre mio figlio raccontava di zia Simona, ho realizzato quanto sia personale e complessa la scelta di lasciare la propria terra. Nessuno potrà mai spiegarvi a parole, che cosa significa rinunciare a sentire la voce del proprio bambino che in cortile grida “Nonna! Nonna!” aspettando che lei si affacci. Nessuno potrà mai quantificare il prezzo di lasciare la propria terra per decidere di mettere radici all’estero. A volte, e lo scrivo col cuore in mano, per dare un futuro ai propri figli è inevitabile togliergli qualcosa di importante nel presente.

Così sono rientrata in Tedeschia con una consapevolezza mai avuta prima. Più passano gli anni all’estero e più sento di dover proseguire su questa strada. Ho sempre meno la sensazione di essere un’emigrata, e sempre più quella di essere una viaggiatrice, curiosa della vita e perché no, anche della cultura tedesca. Certo, non penso che riuscirò mai a concepire il Brotzeit come una cena, ma potrò sempre profumare il terrazzo dei vicini con le mie lasagne.

Lara G.

NB: un ringraziamento speciale alla mia mamma, senza di lei sarebbe stato tutto più difficile.

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Copyright intantointedeschia.com – Il nostro nuovo quartiere bavarese

11 pensieri riguardo “Quella vacanza dai nonni in Italia”

    1. Cara Lara, di certo la tua scelta, e quella dei miei figli, è stata una grande cambiamento di vita.
      Ma nessuno mai farà nulla senza rinunciare a qualcosa…
      Anche da parte delle famiglie lontane non è facile, svegliarsi con la voglia di telefonare e dire, venite a cena questa sera?
      La voglia di stringere forte i figli, sentire il loro profumo, non ha uguali.
      Però ovviamente ritornando poi, con i piedi per terra, rimettendo le emozioni dentro al cuore, raggionando seriamente, siamo orgogliosi della scelta fatta da voi.
      Sperando chissà un giorno di riuscire a riunire le nostre vite.
      Grazie Lara, come sempre sei profonda, mirando sempre al cuore.
      Un abbraccio Angela. 😘

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  1. Bello il tuo blog, complimenti.
    Sono madre di due figli entrambi all’estero. Sono felice per loro, per il futuro che stanno costruendo, per loro e per le loro famiglie. Ma a quale prezzo?
    È vero che per andare all’estero bisogna rinunciare a tante cose: ma queste cose non sono cose … sono affetti, persone. Si rinuncia da entrambe le parte ad affetti e sentimenti, ad emozioni e momenti di vita insieme che non sarà mai più possibile recuperare, se non per brevi istanti, fatti da una due settimane di vacanze, quando è possibile farle.
    Parlo da madre alla quale mancano i propri figli e da nonna di nipotini visti appena nati e poi spariti dietro un monitor. Nipotini ai quali non potrai mai tenere la mano, asciugare il moccio dal naso, coccolare quando sono malati. Andare a prendere a scuola, aiutare a fare i compiti, trasmettere la storia della famiglia, raccontare fiabe, cucinare biscotti e torte o il loro piatto preferito. Correre a perdifiato, giocare e tornare bambina con loro. Comperare un vestito o un paio di scarpe o il giocattolo tanto desiderato e non doverlo spedire per posta e perdersi lo stupore dell’aprire il pacco, i baci e gli abbracci.
    Mi manca poter essere utile ai miei figli nei momenti di difficoltà, nel non poter risolvere gli intoppi di una giornata piena di impegni e potergliene togliere qualcuno.
    Mi manca poterli avere la domenica a pranzo, seduti tutti intorno ad un tavolo a mangiare e chiacchierare.
    Mi mancano le lunghe discussioni con i miei figli, i racconti delle loro giornate, gli abbracci …
    A quale prezzo si cerca una stabilità economica rinunciando a tutto questo e tanto altro … al non esserci, al sentirsi da entrambe le parti esclusi, soli, persi …
    A quale prezzo si rinuncia alle proprie radici, alla propria famiglia.
    quando ho messo su la mia di famiglia con mio marito c’eravamo detti che a qualunque costo saremmo sempre stati insieme, noi e nostri figli … invece noi siamo a sud e loro a nord, e migliaia di chilometri ci separano. Eppure di difficoltà insieme ne abbiamo superate tante, ma mai avremmo preso la decisione di lasciare la nostra terra, e credimi ne avremmo avuto di ragioni per scappare via.
    I miei figli hanno deciso di andare via, senza nemmeno chiedere consiglio, senza nemmeno pensarci su, senza valutare i pro e i contro di una decisione che non cambia solo la loro vita, ma quella di una generazione. I miei nipotini cosa ricorderanno delle loro radici? Dei loro nonni che hanno visto sie e no due o tre volte e poi per qualche minuto, ed anche di rado visti gli impegni dei loro genitori, agitarsi dietro un monitor di PC?
    E non sai quanti pensieri si agitano in un cuore di mamma e di nonna: se dovessero stare male, e se gli succede qualcosa? Non puoi essere subito, immediatamente presente … Ogni giorno con il mio cuore volo lì da loro,, non serve a molto, non posso far nulla, solo sperare e pregare che vada sempre tutto bene, che tutto possano risolvere al meglio e che siano felici. Ma mi mancano tanto, ma proprio tanto. Scusa lo sfogo nella tua bella casa (blog)
    Loredana

    Piace a 1 persona

    1. cara Loredana, intanto riesco a connettermi solo oggi dopo tre mesi passati a traslocare. Ti ringrazio moltissimo per aver condiviso qui i tuoi pensieri di mamma e di nonna, sono molte le famiglie speciali come la mia e la tua, nella quali la separazione suscita una profonda tristezza per la lontananza dei propri cari. Mi chiedi se ne vale la pena lasciare la propria terra, la propria famiglia e amici per avere una sicurezza economica, e io non ti nascondo che sono molti i momenti in cui me lo chiedo anch’io. Ogni giorno è una nuova sfida, a volte si vince a volte è davvero dura e credimi non è facile. L’Italia in cui tu hai cresciuto i tuoi figli riservava alle famiglie una speranza nel futuro, un minimo di certezza lavorativa legata agli studi compiuti. Oggi la situazione è estremamente cambiata e molto peggiorata, ed è naturale che chi come me ha figli piccoli cerchi delle alternativa la dove ci sono opportunità. Non è solo una questione di soldi e stipendi, ma di avere la lungimiranza di guardare al futuro anche dei propri bambini. Proprio oggi parlavo con una cara amica della Toscana la cui figlia laureata ha un contratto di 400€ al mese per 40 ore a settimana e a testa bassa ha dovuto accettare “Meglio di niente” dice lei. Ecco cosa offre il nostro bel paese oggi, la miseria legalizzata.
      I tuoi figli hanno scelto la dignità, sii orgogliosa di loro perché ne hai buoni motivi!
      Un caro abbraccio e ancora grazie di aver condiviso i tuoi pensieri su intanto in Tedeschia…

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