“Se c’è qualcosa che vorremmo cambiare in un bambino, dovremmo prima esaminarla e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi.” cit. Carl Gustav Jung
Dopo mesi di richieste da parte di mio figlio, io e mio marito abbiamo deciso di iscriverlo a una delle squadrette di calcio della nostra zona. Quando gli abbiamo confermato l’iscrizione alla scuola calcio era davvero felicissimo. Insieme a lui hanno iniziato anche un paio di suoi amichetti. Tutto sembrava normale, e invece…
Ho deciso di assistere alla prima lezione, che lo devo ammettere, è stata un vero spasso. A bordo campo con gli altri genitori, abbiamo visto i nostri figli gridare, ridere, entusiasmarsi, come è normale che sia per un gruppetto di bambini di cinque e sei anni per la prima volta su un vero campo da calcio. Alla fine della prima lezione, una volta saliti in auto, ho voluto comunque spiegare a mio figlio che il campo da calcio non è un parco giochi ed è necessario rimanere concentrati.
Alla seconda lezione, prima di lasciare mio figlio nelle mani degli istruttori, gli ho chiesto esplicitamente di non gridare durante l’allenamento ma di concentrarsi sugli esercizi da fare, dopo di che, l’ho salutato e sono tornata dopo un’ora. A fine lezione, gli istruttori erano già impegnati col secondo gruppo, ma l’istruttore Michele mi si è avvicinato per farmi presente che il bambino era stato unruhe (cioè agitato) e questo non andava bene. Niente di strano, ho pensato. Comunque è la prima volta nella sua vita che fa uno SPORT di SQUADRA e non ha ancora ben chiaro quali siano le regole per giocare in gruppo. Imparerà, ho pensato.
Alla terza lezione, sulla strada verso il campetto di calcio, mio figlio all’improvviso mi confida che durante la seconda lezione era stato messo in “punizione” (vale a dire seduto cinque minuti a bordo campo) perché non ascoltava. Mio figlio desiderava che la cosa non si ripetesse più. Al che, sono partita con un pippozzo sull’importanza di considerare gli istruttori come le maestre della scuola materna, e sul fatto che ogni sport richieda disciplina, sull’importanza di concentrarsi, e così via. Arrivati al campo, mi metto in coda per il timbrino sul foglio presenze e l’allenatore Michele mi chiede se ho due minuti per parlare. Io accetto e ci appartiamo di pochi metri. Parto subito decisa, spiegandogli: “Mio figlio mi ha raccontato quanto accaduto la settimana scorsa, ne abbiamo parlato. Per lui è la prima esperienza in uno sport di gruppo, penso ci vorrà un pochino di tempo perché entri in questo meccanismo. Io e mio marito consideriamo lo sport anche un momento educativo pertanto siamo contenti che lui sia così entusiasta, ma gli abbiamo spiegato l’importanza di ascoltare.” . Lui con un tono di voce molto basso e piuttosto serio, ha iniziato a farfugliare qualcosa sul fatto che spiegare a nostro figlio queste cose non sarebbe stato sufficiente. Ha anche aggiunto, dopo un colpo di tosse, che secondo lui (25 anni, allenatore amatoriale di calcio per bambini) mio figlio necessita di SOSTEGNO. Al che lo guardo sbalordita e gli chiedo “Ma in che senso sostegno?”. Lui corre nel suo ufficio e mi consegna un depliant, io lo prendo in mano e “Emm…va beh, ma non capisco di cosa si tratti, lo leggerò a casa.” e lui “Si, sarebbe il caso”. E corre in campo dai bambini.
Vi lascio immaginare la mia espressione. Onestamente non avevo davvero capito dove volesse arrivare. Appena ho avuto un attimo di calma, ho preso in mano il depliant, mi sono messa al computer a fare ricerca sull’azienda del depliant. Cosa mi stavano proponendo? Ma poi sostegno a mio figlio per cosa? Non sapevo che avesse dei problemi.
In pratica questa azienda che opera nei paesi di lingua tedesca (Germania, Austria e Svizzera) offre un programma di movimento altamente efficiente per bambini e adolescenti con problemi di apprendimento e comportamentali a scuola e nella vita di tutti i giorni. Ecco la lista delle problematiche che, secondo questa azienda privata, si risolverebbero con questo programma di ginnastica:
- Mancanza di lettura fluente, scrittura e aritmetica.
- Debolezze motorie fini e / o gravi.
- Cattiva coordinazione del corpo.
- Irrequietezza fisica e mancanza di focalizzazione

A me terrorizza questa paura che hanno gli adulti dei bambini, della loro spontaneità di tutto quello che riescono a vedere e noi no.. mi spaventa perchè li incanaliamo, li spegniamo, li mettiamo subito in riga senza chiederci se forse quelli sbagliati non siamo noi
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