Quando sono arrivata in Germania mio figlio aveva pochi mesi e l’argomento “bilinguismo” è diventato subito parte della nostra realtà. Ma al contrario della maggior parte delle persone, che sostengono che il bilinguismo sia un qualcosa di “gratuito” e “automatico” per i bambini, io continuo a sostenere che dietro un bambino bilingue ci sia un cammino importante e un grande sforzo da parte degli adulti che lo accompagnano. Nulla è gratis, tanto meno la conoscenza di una lingua complessa come il Tedesco.
Noi, su consiglio di pediatri e psicologi esperti di bambini bilingue, abbiamo sempre parlato solo Italiano con nostro figlio. Ci dissero senza mezzi termini: “E’ meglio che il bambino impari da voi un buon italiano piuttosto che un tedesco con un accento sbagliato o peggio con errori grammaticali.” E così abbiamo sempre fatto. In modo dolce ma sistematico, lo correggiamo quando si inventa le coniugazioni dei verbi o mischia le due lingue tipo “Il mio Katze è gut!” oppure “Mamma dobbiamo assolutamente spielen!”. E’ divertente vedere che nella sua testolina si mischiano i due dizionari e noi natürlich lo supportiamo in tutti i modi possibili, ma francamente non siamo poi così certi che nel Kindergarten, le educatrici si sforzino quanto noi.
In questi anni mi sono davvero impegnata per quanto possibile a comprendere il metodo educativo tedesco, e chi di voi mi segue da un po’, sa bene quanto a volte io mi sia scontrata con questo metodo. Ho sempre cercato di avere l’umiltà di capire meglio e ho sempre ammesso i miei sbagli, questo perché continuo a pensare che dal “diverso” ci sia sempre da imparare. In questi cinque anni, mi sono fatta un’idea di come funzionano i sistemi educativi qui, e, devo essere franca, io nel lavoro delle educatrici d’infanzia vedo una linea sottile. Una linea che divide il “Sto svolgendo il mio lavoro seguendo il metodo educativo alla lettera” dalla sensazione piuttosto frequente di “Voglia di lavorare saltami addosso”. Per carità eh, apprezzo moltissimo il concetto tedesco d’indipendenza del bambino, ma può davvero ridursi tutto a questo? Ripeto, è una linea sottile che da quando mio figlio ha compiuto cinque anni, è diventata pure semi trasparente.
Io e mio marito, insieme ad altri genitori stranieri, abbiamo percepito una sorta di “panico” nelle Erzieherinnen (educatrici dell’infanzia), soprattutto nel bel mezzo di quel fantastico periodo in cui i bambini iniziano tutti i test prescuola. Improvvisamente i bambini, soprattutto quelli con genitori stranieri, risultano essere più problematici e più bisognosi di aiuti e terapie. E così anche mio figlio, che ha la fortuna di non avere problemi di salute ne fisici ne mentali, è finito nel PENTOLONE delle preoccupazioni delle Erzieherinnen. Lo conoscono da tre anni, non ha mai dato problemi, abbiamo fatto incontri trimestrali per tenere la situazione sempre sotto controllo, e ora all’improvviso insistono (contro il parere del pediatra), che mio figlio necessita di terapie. Ma non è STRANO?
Per fortuna, in questi anni ho fatto amicizia con tante persone. Così senza troppi giri di parole, ho fatto una lunga chiaccherata con Susan, tedesca, ergoterapista da vent’anni. Condivido con voi il suo punto di vista, che ho trovato interessante se non addirittura illuminante. Ma soprattutto, ha finalmente risposto alla domanda che si pongono diversi genitori expat: Perché gli studi dei terapisti in Germania sono molto frequentati dai bambini stranieri? E Susan mi ha chiarito che:
“Qui in Germania esistono diversi metodi educativi, tutti validi e tutti risalenti al dopo guerra (!). Questi modi di concepire lo sviluppo infantile sono stati efficaci fino alla fine degli anni novanta poi qualcosa è cambiato. I bambini con genitori stranieri sono gradualmente aumentati di numero e oggi sono una realtà sia nelle grandi città che nei piccoli paesini di provincia.”
e continua
“Ecco, vuoi perché per noi tedeschi è difficile concepire un cambiamento, vuoi perché l’uguaglianza di trattamento tra bambini tedeschi e stranieri viene vista come un valore importante, fatto sta che i metodi educativi non sono mai cambiati, mentre i bambini si. I bambini bilingue sono una realtà in ogni kindergarten, eppure raramente vengono svolte attività mirate per loro. Si continua a pensare che la costruzione linguistica avvenga ad un certo punto come per magia, ma questa magia a volte non avviene nemmeno per i figli dei tedeschi! Figuriamoci per un bambino bilingue.
Si continua a pensare che, per un bambino straniero, passare 8 ore al giorno in un ambiente tedesco sia sufficiente, ma l’esposizione ad una lingua straniera non basta. E’ chiaro che durante lo sviluppo, il bambino bilingue necessita di tante attività specifiche legate al linguaggio altrimenti sarà sempre un passo indietro. E così, quando si avvicina il periodo prescuola (fatto di tanti test soprattutto cognitivi e sul linguaggio), le Educatrici si accorgono che il lavoro svolto da loro non è stato sufficiente e corrono ai ripari. Consigliano terapie come Logopedia ed Ergoterapia per aumentare il vocabolario dei bambini bilingue. Loro sperano che con queste sedute da 45 minuti (pagate interamente dalle assicurazioni, bisogna essere onesti), i bambini sviluppino un recupero nel linguaggio. Diventano così vere e proprie lezioni gratis di Tedesco uno a uno, e non terapie mirate a correggere una necessità. Normalmente i genitori, dopo le prime sedute, vedono miglioramenti nelle capacità di linguaggio dei propri figli e insistono per continuare il più possibile.
Ad esclusione dei bambini che davvero necessitano di terapie, la mia rabbia è che spesso, noi passiamo intere sedute ad analizzare gli eventuali problemi motori del bambino per poi accorgerci che si tratta dell’ennesimo caso in cui il bambino con genitori stranieri non ha compiuto uno sviluppo completo della lingua straniera e ci dobbiamo pensare noi. Il problema a livello ministeriale è già stato sollevato, e negli ultimi anni, negli asili in Germania sono organizzati corsi di tedesco per i figli degli stranieri, ma non è abbastanza. Durante le ore di Kindergarten, il ruolo delle educatrici è spesso volutamente passivo ma a mio parere i bambini non dovrebbero solo giocare tra di loro, imparare a vestirsi da soli e a mangiare seduti, andrebbero invece guidati in tanti giochi ed attività atti ad ampliare il loro vocabolario.
Per concludere quindi, gli studi dei terapisti sono pieni anche di bambini stranieri NON perché i tedeschi siano razzisti o ritengono che i bambini stranieri siano meno capaci degli altri, ma proprio per un problema di uguaglianza nel metodo educativo. Si continua a pensare che questi metodi educativi siano intoccabili perché hanno sempre funzionato, mentre sarebbero necessari cambiamenti radicali nell’approccio coi bambini soprattutto i bilingue.”
Intanto spero che questa riflessione possa essere d’aiuto ai tanti genitori che mi seguono perché sono certa che in Germania ci siano tantissimi Kindergarten ferratissimi sul bilinguismo, ma ce ne sono altrettanti che non si pongono nemmeno il problema.
Personalmente mi trovo in una situazione PARADOSSALE. Come già avete letto nel post U9 il Bilancio di Salute in Germania, su insistenza delle Erzieherinnen ci siamo rivolti ad un Ergoterapista, che pensate un po’, dopo aver visto mio figlio un paio di volte, ha cancellato i restanti appuntamenti, e ci ha detto che il bambino è sanissimo. Inoltre, sta preparando una relazione dove spiegherà perché mio figlio NON necessita di terapie. Nel frattempo le maestre insistono perché venga prescritta anche la Logopedia. E dopo una seconda visita specifica (uditiva e motoria della bocca – mundmotorisch), la pediatra si rifiuta nuovamente di prescriverle perchè il bambino non ha problemi di salute, è semplicemente un bambino bilingue. Stai a vedere che avere un bambino sano è diventato un problema!
Quale sarà il mio prossimo passo? Dunque, una volta che avremo in mano la relazione dell’Ergoterapista, prenderemo un appuntamento con la preside del Kindergarten e l’insegnante di mio figlio per fare chiarezza definitivamente su tutte queste richieste.
E, con la calma dei forti, affronteremo (e sono certa supereremo) anche questa situazione. Certo però che siamo solo al Kindergarten e noi abbiamo già die Nase voll! Così dicono i tedeschi quando ne hanno abbastanza di una situazione, dicono di averne il naso pieno, ecco noi italiani non siamo così delicati, ma insomma ci siamo capiti!
Ommmmmm…..Ommmmmm….

Cara Lara,
leggo con molto piacere questo tuo articolo perche’ ho un bambino di quasi tre anni e la sua missione sara’ diventare trilingue. Sull’atteggiamento educativo nella scuola materna sono pienamente d’accordo con te, nonostante tutto credo che l’approccio verso il tema della verbalizzazione sia abbastanza sommario, specialmente verso i bambini non 100% tedeschi. Mio figlio e’ attualmente überfordert, passa 8 ore al nido e a casa parla, un po’ pasticciando, italiano e spagnolo…sul tedesco non ho una visione ancora chiara. Nella prossima visita pediatrica ne parlero’ in specifico sul fatto se il bambino abbia o meno gia bisogno di un aiuto…pensi faccia bene? O che sia un po’ esagerato? Ti premetto che e’ un argomento che mi sta molto a cuore e sul quale vorrei aiutare mio figlio il prima possibile…come detto non riesco a fidarmi del personale docente tedesco al 100%.
Spero che con tuo figlio abbiate alla fine avuto un buon supporto…ci tirano matti!!!
Un abbraccio,
Alessandra
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Cara Alessandra, secondo me a tre anni hanno bisogno solo di giocare, per le terapie (se necessarie) c’è tempo. Riguardo al numero di ore passate al kindergarten, penso abbiano poca rilevanza dal punto di vista del linguaggio. Mi spiego meglio. Se durante la giornata le educatrici strutturano giochi di apprendimento e supportano i bambini nel loro sviluppo cognitivo, beh allora vale la pena lasciarli sei/sette ore perché ha un senso. Se durante la giornata i bambini sono affidati a babysitter travestite da educatrici, che si limitano all’osservazione passiva, beh allora non ha molto senso. Nemmeno per il tedesco. L’esposizione passiva a una lingua, fà ma non è sufficiente se non supportata da attività mirate. Detto ciò, non sentirti sola. Mi scrivono genitori da tutta la Germania. Siamo tutti nella stessa barca. Un abbraccio speciale, Lara
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Salve Lara,
ho letto tutto il suo articolo e se posso vorrei esporle invece la mia problematica e magari se ha qualche consiglio per me. Mia figlia 5 anni , 6 a novembre ha iniziato l’asilo quasi a 4 anni ( già troppo tardi, ma non c’erano posti, così dicevano). Tutti, come già riporti nel tuo articolo, mi hanno sempre detto che facevamo bene a insegnarle e a parlare italiano a casa, anche perché la nostra conoscenza del tedesco è alquanto pessima,e che lei avrebbe imparato il tedesco all’asilo, ma su questo apro e chiudo parentesi non ci sto tanto credendo. Sono quasi due anni che va all’asilo, pandemia permettendo, ma i progressi sono minimi.
Ad oggi le educatrici dicono che lei lo capisce ( anche se io credo non al 100%) ma non vuole assolutamente parlarlo, ed anche se prova, cosa che fa raramente con noi genitori, non sa correttamente ancora comporre frasi. Poi quelle poche parole o frasi che ripete è perché gliel’ ho costrette io a ripeterle, non per il suo male ma piange che non sa come una cosa si dice e trova molti problemi a farsi capire se c’è qualcosa che non va, e quindi le suggerisco delle parole per farsi capire.
È inutile dirti che io, madre che purtroppo non conosco la lingua, risulta difficile aiutarla. E quindi ti lascio immaginare come possiamo starci male per questa situazione, ma mi domando cosa potremmo fare noi? C’è qualcuno a cui possiamo rivolgergi per darle un aiuto prima che inizi la scuola?
Sono bambini si ma anche loro subiscono forti stress e non vorrei aumentarli ancora di più e correre ora a ripari invece di far passare ancora tanto tempo.
Grazie e scusa per essermi dilungata.
Francesca!
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Francesca non devi affatto scusarti, anzi mi scuso io per il ritardo nel risponderti, ma ne mese di gennaio sono diventata mamma per la seconda volta e faccio quel che riesco 🙂
Capisco perfettamente la tua preoccupazione, e sicuramente questa Pandemia sta penalizzando ancor di più i bambini come i nostri (con i genitori non tedeschi). Il mio consiglio è di dare più fiducia a tua figlia e un pizzico di sostegno, come ad esempio farle vedere cartoni in tedesco e giochi interattivi in tedesco, semplici ma efficaci. Tutto ciò che trovi per “Vorschule Kinder” va benone! Noi abbiamo usato molti libri Vorschule, costano poco e ci hanno aiutato moltissimo durante questa pandemia.
Un abbraccio speciale alla tua piccola!
Lara G.
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