Non è ancora finita…

Una freddissima mattina di metà giugno, mio figlio è rientrato a scuola. Era al contempo emozionato e preoccupato, e un po’ lo eravamo anche noi. Tre mesi a casa cambiano gli equilibri, ma eravamo disposti a stravolgerli nuovamente pur di ridare a nostro figlio quella socialità di cui aveva bisogno. Fin dai primi giorni abbiamo notato un cambiamento radicale del comportamento delle educatrici. A parte che non hanno minimamente accennato al fatto di non essersi fatte sentire per tre mesi. Non mi aspettavo chissà cosa, ma almeno un Entschuldigung (cioè un ci dispiace) e invece niente. Spesso sembravano nervose. Parlavano solo di distanziamento e mio figlio ha iniziato a raccontarmi che ogni tanto alzavano la voce o prendevano decisioni  inconprensibili. Per farvi un esempio, un giorno mio figlio è stato messo in punizione perché, mentre l’educatrice era al telefono, lui ha pensato di svuotare la lavastoviglie per essere d’aiuto. Durante il Lockdown a casa lo ha fatto spesso, ma secondo l’educatrice avrebbe dovuto chiedere il permesso. Fin da subito ho avuto l’impressione che loro non si aspettassero che la scuola riaprisse, o comunque, che avrebbero preferito stare a casa.  Questa sensazione non l’ho avuta solo io, ma la mia reazione e quella dei genitori tedeschi è stata radicalmente diversa.

Io, in qualità di rappresentante dei genitori, ho proposto una riunione per cercare di chiarire la situazione e far presente alle educatrici, senza mezzi termini, che mettere sotto pressione dei bambini dopo tre mesi di distanziamento sociale è controproducente, diseducativo ed insensato. Insomma volevo riportarle ad una dimensione pedagogica che sembravano aver dimenticato. Ho parlato agli altri genitori delle mie intenzioni, cercando un confronto e, perché no, anche un sostegno, e loro si sono detti completamente in DISACCORDO con me!  Tutti hanno votato a favore di un approccio completamente diverso dal mio: hanno deciso di organizzare una FESTA per le educatrici con tanto di regali e fiori. “Una festa per le educatrici? Regali e fiori? Ma perché? Che senso ha?” ho esordito con tono a dir poco stupito, e loro con tutta serenità mi hanno spiegato che in questi casi, la cosa migliore da fare è far sentire il proprio sostegno alle educatrici.

Come se non bastasse, proprio in quei giorni, le educatrici ci comunicano che il tendone parasole del dehors della scuola si era danneggiato. Essendo estate, avevano immediatamente fatto una richiesta per la sostituzione e dall’amministrazione avevano risposto, e cito testualmente: “Siamo dispiaciuti, ma attualmente non abbiamo i mezzi economici per intervenire, rivolgetevi alle banche per avere una donazione o al buon cuore dei genitori.” Anche in questo caso, io ho reagito proponendo di scrivere una lettera da parte di tutti i genitori per richiamare l’amministrazione al loro dovere! Siamo in estate, non è possibile che i bambini vengano lasciati senza tendone parasole! E niente, mi hanno bocciato anche questa proposta. Così ho deciso di fare un passo indietro e lasciarli fare. Tutti i genitori sono andati presso le banche dove hanno il conto corrente per chiedere una donazione. Le banche si sono dette disponibili ad intervenire, ma hanno spiegato che il protocollo per le donazioni prevede che siano elargite solo una volta all’anno. La banca raccoglie tutto l’anno le varie richieste d’aiuto, le valuta e solo in autunno spedisce gli assegni ai vari enti, scuole, ecc.

Esclusa l’ipotesi bancaria, sono tornata alla carica con la mia proposta di suonare la sveglia all’amministrazione scolastica, che riceve finanziamenti regionali, comunali, più quote mensili da parte dei genitori in quanto è una scuola privata! Se qualcuno stesse pensando al perché non abbiamo scelto una scuola pubblica, rispondo subito che nella mia zona non ci sono scuole pubbliche se non a partire dalle elementari. La gestione dei bambini da 1 a 6/7 anni è in mano ai privati, altro grande tema di cui prima o poi scriverò. Ma torniamo a noi…

I genitori, contrariamente a quanto da me proposto, hanno votato con entusiasmo la proposta di finanziare completamente l’acquisto del tendone parasole e di consegnarlo alle festa per le educatrici. Io mi sono detta contraria al chiedere soldi in un periodo in cui molti genitori sono in cassa integrazione, e la risposta generale è stata “Chi non può, non deve sentirsi costretto, ma le educatrici hanno bisogno del nostro sostegno! Sul biglietto di auguri metteremo comunque i nomi di tutti i bambini! Diamo il via alla ricerca su Amazon!” Io mi sono portata una mano alla bocca e mi sono votata al silenzio. Quando parlo di solitudine culturale, parlo anche e soprattutto di questi momenti che in questi anni sono stati tanti. Ma il bello ha da venì!

La festa per le educatrici si è svolta in giardino con mascherine e distanziamento. Tutti ci hanno tenuto ad esternare applausi e gratitudine. Io non facevo che pensare che, oltre a non averle sentite per tre mesi, cosa che denota una grande mancanza di professionalità e sensibilità, le stavamo pure festeggiando! Ma andiamo avanti. Nei giorni successivi alla festa, le educatrici erano leggermente meno nervose coi bambini. Fiori, regali, gutscheine, un tendone parasole nuovo di zecca e svariate sviolinate, avevano dato il risultato sperato. Almeno così sembrava agli altri, io avevo una sensazione diversa. Ma io SONO diversa, ormai l’ho imparato.

Dopo pochi giorni, martedì scorso, sono andata a prendere mio figlio e ho notato nuovamente un certo nervosismo nell’aria. Sono entrata in giardino (con la mascherina) ma mi hanno subito chiesto di uscire e hanno aggiunto: “Da domani primo luglio, tutti i bambini dovranno indossare la mascherina! Mi raccomando non dimenticatevi!”. Tutti i genitori hanno accettato passivamente e senza fare domande. Come se fosse normale che dopo tre settimane di scuola materna senza mascherina, venisse imposta da un giorno all’altro. Vado dalla responsabile e, senza giri di parole, le chiedo: “Ma la legge dice le mascherine sono obbligatorie dai sei anni solo dalla prima elementare! Perché questa decisione? Perché da domani? Non capisco. Cosa è cambiato?” Lei secondo me, non si aspettava di dover giustificare questa scelta, comunque mi ha risposto: “Questa è una scelta dell’ufficio della salute! Il motivo è che i bambini devono abituarsi a portare la mascherina perché a settembre inizieranno le elementari. Ci sarà una seconda ondata di Corona virus e devono abituarsi!” e io “Da un giorno all’altro l’ufficio della salute, che immagino abbia parecchio da fare in questo periodo, vi ha contattati e si imposto affinché i bambini di una scuola materna si allenassero a mettere le mascherine per le ultime tre settimane di scuola?” risposta “Si!”. Ho fatto un respiro profondo, ho salutato e sono uscita.

Il giorno successivo, mercoledì primo luglio tutti i bambini si sono presentati con la mascherina. Nessuna eccezione. L’indomani, verso le dieci e mezza del mattino abbiamo ricevuto una telefonata da un’educatrice che con voce agitata ci comunicava la CHIUSURA immediata della scuola a causa di un’emergenza sanitaria da Streptococco! Ovviamente ci siamo precipitati a scuola e abbiamo immediatamente portato nostro figlio dal pediatra, e così hanno fatto tutti gli altri genitori. Il pomeriggio dello stesso giorno, abbiamo ricevuto una mail di poche righe dalla direttrice scolastica che vi riassumo così: “Cari genitori, sono molto dispiaciuta di aver dovuto chiudere la scuola a causa di un caso sospetto di Covid 19. La scuola rimarrà chiusa per sei giorni. Mi raccomando rimanete sani!”. Io e mio marito eravamo sconvolti! COVID 19?!? Intanto sulla chat dei genitori tutti avevano letto la mail, ma NESSUNO aveva prestato attenzione a “Covid 19”, ed erano partite le lamentele per la chiusura della scuola, del tipo: “Mai sentita una chiusura per Streptococco e poi perché sei giorni!?” seguito da innumerevoli pollici in sù, angioletti e mani giunte. Decido di intervenire nella chat: “Ma nella mail non si parla di Streptococco, la direttrice ha scritto Covid 19! La situazione è gravissima!” . Il giorno dopo nella chat dei genitori si parlava ancora di Streptococco. Mi sono arresa.

Io e mio marito abbiamo immediatamente risposto alla mail della direttrice mettendo in copia le educatrici. Eravamo FURIOSI! Nella mail abbiamo espresso tutta la nostra rabbia per la scorrettezza e la gestione imbarazzante e irresponsabile dell’emergenza! Abbiamo concluso la mail con “Quindi è a causa di un caso sospetto di Covid19 che avete imposto l’uso delle mascherine da un giorno all’altro? Cos’altro ci state nascondendo? Come possiamo fidarci ancora di voi? Vogliamo risposte chiare! Vogliamo trasparenza! Trattandosi di Covid 19 siamo tutti in quarantena?”. Per la risposta della direttrice abbiamo atteso ventiquattro ore: “Cari genitori, capisco la vostra preoccupazione ma noi abbiamo le mani legate e dobbiamo seguire le direttive dell’ufficio della salute.  Non possiamo parlare di quarantena fino a quando non avremo i risultati dei test. Rimanete sani! Tanti cari saluti!”Sono anni che ho a che fare con le scuole, mai conosciuto qualcuno che si sia assunto la responsabilità delle proprie scelte, è sempre un’imposizione dall’alto o un maledetto protocollo.

Quasi tutte le famiglie hanno deciso di sottoporsi ai test, inclusi noi naturalmente. Non tutti però hanno deciso di sottoporsi al Corona test, perché, ricordiamoci, che qui in Germania molti ritengono che il Corona virus sia solo un forte raffreddore e le restrizioni siano una violazione delle libertà personali. Intanto un compagno di mio figlio sta male, ha problemi respiratori ed oggi è stato portato in ospedale. Speriamo in bene!

Riusciremo ad avere delle risposte chiare? Qualcuno si giustificherà per tutto questo? Io dubito seriamente che succederà, anzi secondo me si voterà per organizzare un’altra grande festa…

Lara G.

Un pensiero riguardo “Non è ancora finita…”

  1. Cara Lara,
    di momenti di sconforto per le differenze culturali ne viviamo diversi all’estero, ma in questo periodo con di mezzo una malattia potenzialmente letale per noi e i nostri cari, ci ha messo di fronte a delle prove molto, molto difficili. Possibile avere un approccio così diverso su una questione impellente così grave? Io ho questionato molto la mia scelta di espatrio durante questo periodo e mi sono sentita come Don Chisciotte contro i mulini a vento. Ora che siamo nell’occhio del ciclone c’è poco da fare ma forse per il futuro sarà meglio tenere conto anche di questo nel decidere dove vivere.

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