Due chiacchere sulle Förderschule in Germania

Ricevo spesso messaggi da genitori che mi chiedono informazioni su che tipo di aiuto viene dato in Germania ai bambini con disabilità. Come già sapete, io non sono un’esperta di sussidi sociali, ma posso raccontarvi le esperienze che più mi hanno colpita in questi anni, come ad esempio la storia di Mark, un bimbo autistico. Cercherò di darvi informazioni utili sulle scuole in Germania. In questo post, i bambini con disabilità diagnosticate, li chiamerò Bambini Speciali. L’argomento mi sta a cuore, poiché anche nella mia famiglia ci sono Persone Speciali.

Ho conosciuto Mark e i suoi genitori al Vorkindergarten, un corso della durata di un anno in preparazione al Kindergarten (o Scuola Materna per noi italiani). Da subito tra noi genitori era nato un certo feeling, forse perché i nostri figli erano gli unici due stranieri nella struttura o forse perché, semplicemente, ci sono persone che quando le incontri ti sembra di conoscerle da sempre. Le volontarie del Mütterzentrum, dove si svolgeva il corso, avevano notato che Mark era “diverso” e senza troppi giri di parole, avevano invitato i suoi genitori a parlarne con il pediatra di fiducia.

Il pediatra inizialmente decise di prendere tempo, poi indirizzò i genitori verso un kindergarten per bambini speciali all’interno di una Förderschule, dove avrebbero valutato meglio in quale direzione andare.

Durante il periodo del kindergarten emerserò tutte le difficoltà di Mark. Così il pediatra, in collaborazione con le educatrici, indirizzò i genitori verso una Commissione. Tale Commissione per i Bambini Speciali è formata da psicologi infantili, psichiatri, medici e, almeno qui in Baviera, ha il compito di emettere una diagnosi ufficiale, determinare il grado della disabilità e decidere il percorso di cui necessita il bambino. Questo permette di identificare tutti i passi da fare affinchè il bambino possa essere aiutato ed accompagnato fino all’età adulta e all’indipendenza lavorativa ed economica. Ma non solo. I genitori di Mark hanno così scoperto di avere il diritto ad essere aiutati, non solo economicamente, ma anche in termini di tempo. Il padre ha potuto diminuire le ore lavorative per passare più tempo col figlio, e lo Stato tedesco sopperisce economicamente a questo divario e ai costi del Kindergarten. I genitori di Mark hanno ricevuto una tessera che consente loro di accedere gratuitamente a molti servizi pubblici e privati. Mark ora frequenta la prima elementare in una  Förderschule*. La prima elementare dura due anni invece che uno e le ore di lezione sono spesso alternate da attività sportive e artistiche. Ad ogni bambino viene assegnato un tutor e viene seguito passo passo.

Cosa sono le Förderschule? Come molti di voi sanno, in Germania i bambini speciali non accedono sempre all’istruzione pubblica, ma vengono inseriti nelle Förderschule. Vale a dire, istituti dove ci si occupa ESCLUSIVAMENTE del sostegno ai bambini con disabilità di diverso livello e natura. Nelle Förderschule sono inseriti sia bambini con disabilità fisiche o mentali, che bambini con deficit di apprendimento o di attenzione e così via. L’inserimento di questi bambini nella scuola pubblica non è affatto scontato. Per questo motivo, sono sempre di più le famiglie che scelgono di NON condividere le diagnosi dei figli con gli asili o con la scuola , proprio per evitare di avviare processi che portino i bambini a frequentare questi istituti. Fermo restando che l’inserimento dei bambini in questi istituti, resta una  SCELTA dei genitori, sono molti quelli che non riscontrano alcuna alleanza educativa con gli insegnanti, anzi! A dirla tutta, penso che qui molti docenti non abbiano nemmeno idea di cosa significhi ALLEANZA EDUCATIVA, ma questo è un altro tema importante e ci sarà modo di parlarne.

Detto ciò, vi riporto le parole dei genitori del bambino autistico.

Ho chiesto: Avreste preferito l’inclusione di vostro figlio in una scuola pubblica?

“All’inizio è stato uno schock, perché onestamente non ne capivamo le motivazioni. Noi non siamo tedeschi e non sapevamo nulla di questo sistema scolastico, davamo per scontata l’inclusione, per questo abbiamo avuto un rifiuto iniziale, ma ora è tutto più chiaro. Mio figlio non segue un programma scolastico predefinito, ma è il programma che segue lui. I suoi tempi vengono rispettati e, per esempio, per completare il programma di prima elementare ci potrebbero volere due anni. Ma non importa, perché l’obbiettivo della Förderschule è quello di formare il bambino rispettando i suoi tempi, tirare fuori il meglio delle sue capacità con programmi specifici, grazie ad insegnanti che hanno ricevuto una formazione dedicata per affiancare questi bambini. In una scuola pubblica, dove comunque c’è molta competizione, mio figlio non riuscirebbe a seguire il ritmo degli altri e si sentirebbe fuori posto o sempre un passo indietro. Qui in Germania vengono investiti moltissimi soldi per dare l’opportunità a bambini come mio figlio di avere una formazione scolastica che gli consentirà di avere un lavoro ed essere indipendente. Ora sappiamo quale sarà il suo percorso, perché qui nulla viene lasciato al caso, soprattutto la sua istruzione.”

immagine tratta da internet

Il caso di Mark non è una rarità, ma capita anche che i genitori rifiutino ogni tipo di aiuto nell’intento di evitare le Förderschule. Così ho girato la domanda al Responsabile di un Progetto Vorschule, e lui mi ha risposto così:

I genitori possono rifiutarsi di mandare il proprio figlio in un kindergarten all’interno di una Förderschule?

“Certo che possono! Se c’è una diagnosi ufficiale, molti Kindergärten hanno l’opportunità di richiedere aiuti  economici e assumere degli insegnanti di sostegno. Qualora invece non ci fosse una diagnosi ufficiale, perché il pediatra non è sicuro e prende tempo o si sta semplicemente risolvendo il problema, il bambino ha diritto di frequentare un qualunque kindergarten.”

E per la scuola elementare? Si è costretti a mandare il proprio figlio in una Förderschule o ci si può rifiutare e puntare a una scuola pubblica?

“Durante il processo di crescita, al compimento dei cinque anni, i bambini in Germania vengono tutti incanalati in un grande imbuto con tantissimi filtri. Questi filtri sono costituiti da:  Test medici e cognitivi come l’U9, seguiti da visite mediche che si svolgono direttamente all’interno dell’asilo, come lo Screening, durante il quale si valutano le capacità linguistiche e comportamentali del bambino. A queste si aggiungono diversi incontri all’interno della futura scuola elementare, con colloqui privati uno a uno con le maestre. Ogni “filtro” viene documentato e se c’è un problema, è bene che venga risolto prima di accedere alle elementari. Le maestre qui in Baviera hanno aspettative molto alte (Se volete saperne di più, vi consiglio di leggere I prerequisiti scolastici in Germania e non sono formate pedagogicamente per l’inclusione di bambini speciali . Negli ultimi anni la mentalità sta lentamente cambiando, al punto che alcune scuole pubbliche hanno al loro interno classi per bambini speciali. Fanno un loro percorso di studio, ma pur sempre all’interno dell’istituto scolastico pubblico, dove condividono con gli altri bambini le aree gioco, la palestra e la mensa. Sono segnali importanti di un cambiamento.”

Si è proprio così, le Förderschule sono cambiate, considerate che solo vent’anni fa, entrare in una Förderschule significava non uscirne più fino alla fine del ciclo scolastico, e le motivazioni degli inserimenti erano spesso discutibili. Un amico tedesco ci ha raccontato che nel 1995 era stato inserito in una  Förderschule perché, quando aveva 5 anni, aveva sofferto del divorzio dei genitori. Loro litigavano spesso e lui rifletteva nei suoi comportamenti una situazione famigliare difficile. Ai test per iniziare la prima elementare rifiutò di stare seduto composto al banco, e scelse una passeggiata in giardino. Le maestre dissero ai genitori che un bambino con quell’indole non sarebbe stato gestibile, e l’unica alternativa sarebbe stata la Förderschule. I genitori accettarono senza discutere. Questo ragazzo bavarese oggi ha più di 30 anni e fa una lavoro umile, ben al di sotto delle sue possibilità. Alla mia domanda “Ma con le tue capacità potresti fare ben altro, hai mai pensato di cambiare lavoro o carriera?” ha risposto: “No, primo perché quello che faccio mi piace, poi perché sul mio curriculum ho la Förderschule, e non riesco a vedere delle alternative.”

Conosco diversi bambini (anche italiani), che per un breve un periodo della loro vita, hanno frequentato queste scuole per un anno o due e poi sono rientrati nella scuola pubblica senza alcun problema. Quindi si, sicuramente la politica di queste scuole sta cambiando, anche se, non vi nascondo che resto diffidente nei confronti di questi istituti.

immagine tratta da internet

Per esempio, la scorsa settimana ad uno Stammtisch di genitori, una mamma è scoppiata in lacrime perché suo figlio, non inizierà la prima elementare pubblica, ma andrà direttamente la Förderschule, per poi valutare in seguito il da farsi. Immaginate la mia espressione in quel momento. Ero letteralmente sconvolta. Conosco quel bambino, certo io non sono un medico, ma davvero non me l’aspettavo!

Queste notizie mi spingono a riflettere e rileggere autori come Michel Foucault e le sue riflessioni sulla cura inautentica. M’interrogo sul significato che la società tedesca da alle parole “prendersi cura”, perché sotto questa ETICHETTA NOBILE della “cura e sostegno dei bambini speciali”, francamente, qui la CURA sembra assumere la forma dell’Ortopedia, vale a dire, della correzione di qualcosa di sbagliato e fastidioso.

Ma soprattutto, nel 2023 abbiamo davvero bisogno delle Förderschule? Mi guardo intorno e onestamente non siamo una società così sensibile, anzi! Mi accorgo spesso della grande mancanza di empatia e sensibilità. E se decidessimo di formare insegnanti come guide pedagogicamente preparate e non solo come elargitori di sapere? E se la scuola smettesse di essere una GARA, ma diventasse un CAMMINO di crescita da percorrere insieme, ognuno coi suoi tempi?

Lara G.

6 pensieri riguardo “Due chiacchere sulle Förderschule in Germania”

  1. Forse i genitori del compagno di Fulvio dovrebbero iscriverlo a una Waldorf. Non so bene i dettagli della vicenda, ma anche il figlio di mia cugina era stato individuato come a rischio nello spettro autistico. Ha deciso di mandarlo alla Waldorf, anche se successivamente l’allarme autismo è rientrato. Mi sembra che alla fine del percorso scolastico potrà anche accedere all’università come gli altri bambini usciti dalle scuole pubbliche.

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    1. Cara Isa,
      le Waldorfschule come ho scritto nell’articolo, sono sicuramente un’alternativa interessante. Tra l’altro si pagano in base al reddito. Purtroppo non sono tantissime ma come si dice, volere è potere! Qui se un genitore vuole, può trovare buone alternative alla scuola pubblica. Saluti dalla Tedeschia!

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    2. Salve a tutti mi presento sono la mamma di mia figlia Aurora purtroppo lei è autistica e qui in Italia specialmente a Roma non si riesce a trovare un posto speciale per loro dalle terapie che sono tutte private e mi sta bene perché tanto lo fatto per tutti i suoi 12 anni terapie anche di ABA tutti i centri che è andata sempre privatamente 

      Ma c’è de altro le scuole anche pubbliche dell’obbligo purtroppo questo anno sta facendo la 1 media e dove lei sta tutti i suoi maestri non riesco un po’ a gestirla e mi hanno consigliato che mia figlia ha bisogno di trovare scuola speciale iperdotata per lei ma io sinceramente non so proprio di poter smettere la testa per poter trovare una scuola speciale migliore per lei che abbia tutto il suo sostegno e insegnanti terapisti psicologi che posso riuscire ad aiutarla nel insegnamento migliore per lei perché lei ha bisogno di questo anche terapia di aba comportamentali.

      Se ci fosse qualcosa cortesemente mi potete aiutare a darmi dei consigli come fare 

      Sono una mamma molto arrabbiata perché nessuno mai in tutti questi anni consigliato questo.

      E poi perché ci sono solo scuole speciali per sordi e cechi e invece per tutti i nostri figli del mondo che hanno questa piccola patologia di Autismo non c’è ne sono 

      Perché 

      Cordiali saluti 

      I. Fede 

      Magnani Doriana la mamma di una bellissima figlia che è autistica ma è molto bella e speciale.

      Signora Lara potrei avere dei consigli grazie per delle scuole speciali per mia figlia che è autistica

      grazie

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  2. Beh, in due parole, triste e agghiacciante. Come se in età prescolare si sapesse già tutto della persona che diverrà da adulto. Un sistema che esclude e isola. E poi questa cosa a due (e più) velocità, questa cosa di isolare i “normali” dai “diversi” mi sa proprio di retaggio della “razza perfetta”.
    Scusa il livore ma ho vissuto 4 anni in Germania, per alcune cose mi sono trovato ottimamente, per altre invece no. Quello che descrivi presenta un lato della cultura tedesca che ho ben presente (estremamente omologata e socialmente “programmata”, con poco spazio all’individualità e molta importanza all’omologazione). Questo ha i suoi vantaggi, ad esempio una forte coesione e sostegno sociale, ma ha anche i suoi lati negativi, come un appiattimento generale e molto orientato al ruolo dell’individuo incasellato esclusivamente nel suo ruolo sociale, e niente o poco più. Questa cosa di “apparire” estremamente civili, ordinati, rispettosi nasconde un’indole e una società molto conservatrice e bigotta, dove ad es. la madre lavoratrice è vista come la “Rabenmutter” (madre-corvo), cioè la madre che antepone il lavoro alla famiglia. Meditate gente, meditate.

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  3. Leggevo per caso. Cercavo info da confrontare con le realtà italiane. Da genitore di un ragazzo autistico di 16 anni, credo che il vecchio e consolidato programma delle scuole speciali debba coesistere con la possibilità di integrazione in una scuola ‘normale’. Ogni disabile è praticamente unico nel suo genere, e spesso la scuola speciale è l’unica soluzione possibile. Personalmente dalle esperienze avute e condivise, il sistema di inclusione tanto acclamato in Italia è un totale fallimento in ogni caso. Questo perchè la teoria è distante anni luce dalla pratica:

    -Insegnanti di sostegno che nulla hanno a che vedere con la patologia. Caso emblematico di alcuni anni fà quando l’insegnante di sostegno era un prof. di educazione fisica.

    -Educatori provetti in condizione di precarietà lavorale che sebbene gli sforzi, al primo cenno di problema chiamano i genitori invitandoli a ritirare il ragazzo perche oggi non è in condizioni..

    -Insegnanti ed educatori che cambiano ‘regolarmente’ ogni singolo anno scolastico, e che il più delle volte devono percorrere centinaia di km per raggiungere la sede di lavoro o addirittura trasferirsi. Che per quei pochissimi compensi ovviamente non ne vale la pena.

    L’idea di inclusione dei disabili nelle scuole normali in italia è sicuramente brillante. La realtà è sconcertante. Personalmente ritengo le scuole speciali l’unica soluzione, pur portando con se aspetti negativi. Ma è il male minore.

    Tschuss

    Fabio

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  4. Da Docente di Sostegno Specializzata e con esperienza decennale presso diverse scuole di Milano ,credo di essere in accordo con i tanti genitori di figli con disabilità che asseriscono il divario tra la teoria dell’inclusione,fiore all’occhiello dell’Italia e la triste realtà fatta di totale assenza di risorse e di percorsi realmente funzionali per tutti gli alunni con bisogni educativi speciali all’interno delle scuole italiane. Lo dico con amarezza,noi docenti di sostegno seppur motivati dall’amore verso la nostra professione,spesso ci troviamo spiazzati dalla totale assenza di percorsi che da anni nel resto d’Europa sono riconosciuti grazie alle Neuroscienze e che qui sono praticamente sconosciuti. Io stessa mi aspettavo che durante il mio corso di specializzazione su sostegno avrei imparato delle tecniche specifiche per ogni tipo di disabilità, quanto meno qualcosa in più e invece come sempre in Italia…solo fuffa !!!! Allora quotidianamente mi rimbocco le maniche e spesso mi sono spezzata la schiena per fare andare in bagno un’alunna con disabilità in carrozzina dovendola tirare con le mie forze inadeguate insieme all’aiuto di una bidella che da sola non ce la farebbe!!!!…Tutto questo è scandalosamente assurdo quindi credo che i tedeschi almeno diano un concreto supporto…credo che la burocrazia italiana divori il nobile lavoro fatto da tanti docenti ,credo che in Germania si potrebbe lavorare di più sulla possibilità di intensificare l’inserimento degli alunni con disabilità all’interno delle scuole “normali” ma vi prego non ditemi che il sistema attuale italiano sia migliore perché fa acqua da tutte le parti ,motivo per cui seriamente sto valutando di scappare da qui e di andare in Germania e di specializzarmi con il tempo realmente su una Disabilità e di contribuire al miglioramento della vita di tutti i bambini ..TUTTI…vorrei lavorare,imparando prima il tedesco,con cognizione di causa, sapendo che in Germania nulla è lasciato al caso, affiancata possibilmente da equipe mediche o comunque in reale contatto con quel GRUPPO DI LAVORO PER LINCLUSIONE CHE SPESSO IN ITALIA È ASSENTE perche ci sono poche risorse a causa dei continui tagli alla sanità e troppe richieste!!! Altro che omologazione in Germania,in Italia con la scusa dell’inclusione sono state addossate troppe responsabilità ai docentie tralasciamo l’argomento “stipendio pietoso” per enormi responsabilità come somministrazioni di farmaci e tanto altro! Inoltre se avessi un figlio con disabilità avrei il terrore ad affidarlo “al caso” . Sottolineo che io rispetto i tanti colleghi che svolgono egregiamente questa professione ogni giorno nelle scuole italiane ma vi prego dire che il nostro sistema sia il migliore solo perché abbiamo tante belle teorie e leggi che parlano di inclusione …è proprio sbagliato! Con la scusa I vari ministri e governi hanno risparmiato un bel pò di soldi e quindi di figure professionali a discapito di famiglie ,di bambini e di docenti!! Spero che davvero l’inclusione possa avvenire con fatti concreti ❤️

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